lunedì
Milano, certi giorni, se c’è il sole, il vento spazza le nuvole e il cielo prende quel turchese netto che non pensi possa esistere in realtà; e men che meno a Milano. Ti apposti ai finestroni dell’ufficio, al sesto piano, e dagli infissi fischia l’aria, e ti prende quel senso terribile di inizio scuola, quando ancora il sole chiama; oppure sui terrazzi dove i fumatori silenziosi si appoggiano alla balaustra col gomito consumato di chi ha non ha più fiato neppure per sospirare…
martedì
Milano, i controllori sul tram, ci sono di tre tipi. Quelli normali che salgono a fermata, uno per uscita. Ti intercettano sull'autobus, nel corridoio. Hanno camicie azzurre, gli occhiali con il filo, a volte scherzano coi pendolari che incontrano ogni giorno. Poi ci sono quelli in incognito, col tesserino da ufficiale pubblico. Ti toccano leggeri sulla spalla. Mentre sobbalzi ti chiedono il biglietto. E infine, i misteriosi, quelli della razza di chi rimane terra. Fermi alla fermata, coreografici, davanti alle uscite del tuo autobus, aspettano che scendi il predellino. Hanno occhi svogliati e un'idea del mondo confusa. Non capiscono perché, vedendoli, non passi alla prossima fermata, se non hai il biglietto. E son tanti, invece, quelli che, piuttosto, si pagano la multa.
sabato
mercoledì
lunedì
Milano, certe sere, anche le rondini sembrano stanche. Sbattono le ali svogliate, fiacche; rallentano nell'aria immobile. L'ultima luce si stende di pancia sulle strade. Le vibrazioni degli autobus si riverberano nelle conversazioni telefoniche, o tra le pagine dei libri di chi legge (seduto, in piedi, le spalle appoggiate al finestrino, la testa che dondola) turbandone gli intrecci. Poi si accendono le lampadine nelle coppe di vetro dei tram.
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